Il Serafico Padre s. Francesco nutrì, fin dalla sua conversione, una fervidissima devozione a Cristo Crocifisso, devozione che diffuse sempre con le parole e la vita.
Nel settembre del 1224, mentre sul monte della Verna era immerso nella meditazione, il Signore Gesù, con un prodigio singolare, gli impresse nel corpo le Stimmate della sua Passione, e mediante queste Francesco prese anche nel proprio corpo l’immagine del Crocifisso.
Il Poverello d’Assisi è nella storia della chiesa il primo cristiano ad essere segnato dalle impronte della passione del Signore nel suo corpo. Gli resteranno impresse fino alla morte, avvenuta la sera del 3 ottobre 1226 a Santa Maria degli Angeli. E così, egli che aveva voluto in tutto farsi simile a Cristo per la sua radicale scelta di vita evangelica, ne diventò anche fisicamente il riflesso vivente, il ritratto visibile, l’alter Christus.
San Francesco, due anni prima di morire, si trova alla Verna, un monte allora selvaggio che s’innalzava verso il cielo nella valle del Casentino.
Qui era giunto per vivere in solitudine quaranta giorni di digiuno e preghiera in preparazione alla festa dell’Arcangelo Michele di cui era devoto. Il santo d’Assisi era particolarmente legato a questo luogo, ottenuto in dono dal conte Orlando signore di Chiusi, anche a causa della leggenda secondo cui le enormi fenditure e caverne che lo caratterizzano furono generate al seguito del terremoto che seguì alla morte di Gesù in croce sul Golgota. Qui gli è più facile meditare la Passione del Signore e partecipare intimamente ad essa. Qui può innalzare un’intensa preghiera che bene esprime tale stato d’animo:
“O Signore mio Gesù Cristo, due grazie ti priego che tu mi faccia, innanzi che io muoia: la prima, che in vita mia io senta nell’anima e nel corpo mio, quanto è possibile, quel dolore che tu, dolce Gesù, sostenesti nella ora della tua acerbissima passione, la seconda si è ch’io senta nel cuore mio, quanto è possibile, quello eccessivo amore del quale tu, Figliuolo di Dio, eri acceso a sostenere volentieri tanta passione per noi peccatori” (dai Fioretti).
Questa invocazione non rimane inascoltata, e dopo una notte di preghiera riceve misteriosamente sul proprio corpo i segni visibili della Passione di Cristo: le mani, i piedi e il costato trafitti. Il prodigio avviene in maniera così mirabile che i pastori e gli abitanti dei dintorni riferirono ai frati di aver visto per circa un’ora il monte della Verna avvolto di un vivo fulgore, tanto da temere un incendio.