Questo momento sacro avvenne nel contesto intimo della cena, dove Gesù condivise con i suoi discepoli il nuovo Comandamento dell’amore fraterno. La testimonianza di San Paolo ci restituisce uno dei resoconti più antichi di ciò che avvenne nel Cenacolo durante quella serata memorabile: “Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane, e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: ‘Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me’.
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: ‘Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me'” (1Cor 11,23-25). Questo gesto simbolico di donare il proprio corpo e versare il proprio sangue rappresenta il sacrificio della nuova e eterna alleanza, offerta a tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro razza o cultura.
Questo rito sacramentale, consegnato dalla mano amorevole di Gesù come prova suprema del suo amore, ha dato origine alla successione apostolica dei ministri sacri, che hanno continuato nel corso dei secoli a celebrare questo sacramento santissimo.
Il Giovedì Santo rappresenta un momento cruciale nel calendario liturgico della Chiesa, poiché ci invita a immergerci nell’ineffabile mistero dell’Eucaristia. Questo sacro dono, che trascende ogni misura umana, è un’occasione per noi di riconoscere con umiltà e gratitudine la presenza reale di Cristo nel pane e nel vino consacrati. È un invito a contemplare con reverenza questo segno visibile del suo amore infinito per noi.
Nella solenne celebrazione della Messa, siamo chiamati a partecipare con cuori aperti e menti illuminate, accogliendo con profonda devozione il corpo e il sangue di Cristo offerti per la nostra salvezza. È un momento di comunione spirituale, in cui ci uniamo alla famiglia di fede nel riconoscere la grandezza del sacrificio redentore di Gesù.
Ma il Giovedì Santo va oltre la celebrazione liturgica della Messa. Dopo aver ricevuto il sacramento, la Chiesa ci invita a prolungare quel momento di intima unione con Dio attraverso la veglia e l’adorazione del Santissimo Sacramento. Questo ci porta a riflettere sulle ultime ore della vita terrena di Gesù, quando nell’orto del Getsemani sperimentò un’agonia profonda e pregò con fervore, accettando la volontà del Padre celeste anche di fronte alla prospettiva della morte.
In questo momento di veglia e adorazione, ci immergiamo nella preghiera silenziosa e nell’adorazione contemplativa, seguendo l’esempio di Gesù nel Getsemani. È un momento di profonda comunione con il Cristo sofferente, di solidarietà con il suo dolore e di consapevolezza della sua presenza reale e viva nel Santissimo Sacramento.
Perciò, il Giovedì Santo non è solo un giorno di celebrazione liturgica, ma anche un’opportunità per noi di approfondire la nostra comprensione della fede e di rinnovare il nostro impegno a seguire Cristo. È un momento di riflessione e di adorazione, in cui ci uniamo alla Chiesa universale nel rendere omaggio al nostro Signore e Salvatore, presente nel pane e nel vino consacrati, e nell’intera comunità dei credenti riuniti in preghiera e amore.
In questo momento di veglia, ci troviamo immersi in un profondo sentimento di comunione spirituale, attraverso il quale ci uniamo al dolore e alla passione vissuti da Cristo. È un momento di riflessione e preparazione interiore, in cui ci predisponiamo a commemorare con cuore aperto e mente concentrata il significato più profondo della morte e della risurrezione di Gesù durante il Triduo Pasquale.
È come se ci immergessimo nelle profondità della nostra anima, consentendo al nostro spirito di entrare in sintonia con il cammino di sofferenza e di speranza che Cristo ha percorso per amore verso di noi. Questo tempo di veglia non è solo un momento di preghiera, ma anche un’opportunità per rinnovare il nostro impegno spirituale e per rafforzare la nostra fede nella redenzione offerta attraverso il sacrificio di Gesù.
Attraverso questa unione spirituale, ci rendiamo conto dell’importanza di contemplare la passione di Cristo non solo come un evento storico, ma come un’esperienza viva e attuale che continua a plasmare le nostre vite e a offrirci speranza e salvezza. È un tempo di profonda gratitudine per il dono supremo dell’amore divino e di profonda consapevolezza del mistero della redenzione che si è compiuto per noi.