Eravamo in missione in Benin quando tra i tanti commenti alle foto dei nostri stati di Whatsapp ne arriva uno inusuale, inatteso: E DA ME QUANDO VENITE?
Era Marialuisa, o meglio sorella Marialuisa, nostra concittadina e nostra conoscente dal 1998 quando insieme ad altri volontari organizzammo l’accoglienza dei ragazzi convenuti a Milano per il raduno mondiale di Taizè.
Lei, in Nepal, insieme alle sorelle burundesi Denisa e Severiana dal 2011 costituiscono l’avamposto cristiano a Bharoul delle Piccole Apostole di Gesù e gestiscono vari progetti in nome per conto del VISPE (Volontari Italiani Solidarietà Paesi Emergenti).
Come spesso accade questo invito ci è parso subito un segno che arrivava dall’Alto e che ci chiamava a vivere una nuova esperienza in un nuovo continente, una nuova nazione, un nuovo paese ma in comunione con altri fratelli che seppur di etnie e religioni si sono anche questa volta dimostrati tali.
E quindi il giorno stesso del nostro rientro in Italia dal Benin eravamo già in possesso dei biglietti per questa nuova missione. Dopo gli abituali contatti con sorella Marialuisa per capire cosa portare, come abbigliarsi (saremmo passati dai 40° gradi africani ai 10° costanti nepalesi) siamo partiti l’8 gennaio carichi
di nuovo entusiasmo e di quasi 100 kg di bagagli colmi, oltre che di abbigliamento anche di rifornimenti culinari e strumenti di lavoro (trapano a batteria) per le sorelle.
Dopo un viaggio durato un intero giorno la sera del 9 gennaio siamo stati fraternamente accolti nel freddo dell’abitazione delle sorelle ma anche dal caldissimo affetto di Deni, Seve e dei loro animali (Lello, il cane, Lute, il gatto, galline, capre e conigli).
Sono stati giorni intensi, ricchi di incontri, di volti, di nuove esperienze, di nuovi usi e costumi scanditi sempre dalla quotidiana messa mattutina (ore 6,45) pressi i Salesiani della scuola Don Bosco e dai vesperi
recitati con le sorelle (ore 19,30).
Abbiamo toccato con mano quanto sia profonda e radicata l’amicizia delle sorelle con gli abitanti del luogo pur essendo questi induisti o buddisti. Quanto loro si spendano per curare le piccole ferite o malanni occasionali, per accompagnarli a visite specialiste alla vicina Dharan (un’ora di bus ), per visitare gli ammalati, per istruire i loro figli, per sostenerli nelle loro difficoltà e fatiche famigliari.
Suor Marialuisa, ingegnere chimico, è un “ vulcano “ di competenze e di attività. L’abbiamo vista mungere le capre, accudire gli animali, lavorare nell’orto, cucinare, suonare la chitarra, cantare, dare indicazioni e cure a degli ammalati leggendo le loro cartelle cliniche, trapanare, verniciare, piallare legni, fare interventi
su impianti elettrici ed idraulici, tenere la contabilità del progetto agricolo, interagire con i due Principal (Presidi) delle due scuole salesiane presenti sul territorio, pregare e predicare, lavare, stirare, farci da guida
e rispondere con pazienza a tutti i quesiti e le curiosità che le ponevamo e certamente altre attività che abbiamo scordato.
Veramente una forza del Signore! E tutto questo sempre con gioia, con il sorriso sulle labbra.
Non da meno le sorelle Seve e Deni in costante movimento tra l’attività della sartoria dove lavorano
diverse donne del paese e, appena sorta, della maglieria dove, dopo aver acquistato due macchine usate, stavano facendo insieme ad altre 3 donne un corso di formazione di circa un mese per imparare e fare maglioni, gilet e cappellini.
Tutto questo per poter dare lavoro alle donne del paese che, di solito, con i mariti all’estero per lavorare ed i figli già grandicelli hanno difficoltà economiche per poter portare avanti la famiglia.
Sul territorio oltre alla cooperativa di donne che operano nella sartoria e nella maglieria sono presenti altri progetto per i quali si spendono quotidianamente le sorelle:
In questi 18 giorni abbiamo potuto vedere di persona quanto siano amate le sorelle indipendentemente dalla religione di appartenenza e quindi quanto l’Amore per il Prossimo possa superare ogni barriera umana e renderci tutti fratelli.